La trasformazione digitale in azienda. Videointervista ad Alessandro Golfarelli
scritto da Silvia Bergamaschi in collaborazione con Michela Missiroli e Eleonora Orioli

La trasformazione digitale in azienda. Videointervista ad Alessandro Golfarelli

Dedichiamo l’articolo di oggi al tema della trasformazione digitale all’interno delle aziende. Alessandro Golfarelli, Manager dell’Area di Ricerca Industriale di Romagna Tech, intervistato da Matteo Cecchini, Co-Founder e CEO di T-Consulting, ci illustrerà l’approccio corretto da utilizzare durante questa delicata fase di transizione.

I nostri ospiti:

matteo videointervista
Matteo Cecchini
Imprenditore IT dal 2007, Matteo è prima di tutto un appassionato di tecnologia. Fin dall’adolescenza si dedica allo studio dei sistemi e del loro funzionamento, con un interesse spiccato per la Cybersecurity. Questa passione lo porta a poter contribuire - all’inizio della sua carriera - a prestigiosi progetti di digitalizzazione e di innovazione tecnologica. Nel 2007 fonda T-Consulting allo scopo di supportare con la giusta tecnologia le imprese del suo territorio, ad oggi è attivo su più fronti, come Presidente di CNA Forlì-Cesena e come membro del Consiglio Direttivo del Distretto dell'Informatica Romagnolo.
4-3
Alessandro Golfarelli
Dopo la laurea in ingegneria elettronica collabora con laboratori e centri di ricerca, nel 2005 fonda una società di progettazione e integrazione di sistemi elettronici e sensori innovativi. Nel 2009 entra in Romagna Innovazione e dal 2020 in Romagna Tech - Servizi per l'innovazione ricopre il ruolo di Manager dell’Area di Ricerca Industriale coordinando le attività di pianificazione e supervisione tecnico/economica dei progetti di sviluppo tecnologico, gestione e allocazione delle risorse.

banner ebook cybersecurity framework nist

Il tema della videointervista di oggi: la trasformazione digitale nelle aziende

Nel corso della videointervista si parlerà dell’importanza di gestire la transizione in rapporto al grado di maturità digitale dell’impresa attraverso un approccio graduale che tenga in considerazione svariati fattori di tipo tecnico, economico e strategico.  È importante, infatti, che il percorso della transizione digitale venga affrontato con un metodo che sia sufficientemente flessibile, in modo da adattarsi a diversi contesti aziendali, ma anche molto rigoroso e scientifico, quindi fatto di un insieme di metodi e di strumenti che guidino l’azienda nell’introduzione delle tecnologie in maniera corretta, per generare valore. Parallelo al percorso di transizione digitale è il percorso legato al tema Cybersecurity: è fondamentale, infatti, identificare quelli che possono essere eventuali punti di attacco legati proprio all’introduzione della nuova tecnologia. È necessario quindi pensare anche ad un percorso volto a prevenire possibili minacce.

Se sei interessato ad approfondire gli argomenti relativi all’aspetto Cybersecurity contattaci cliccando qui.


Transcript intervista:

MATTEO: Eccoci qua! Buongiorno a tutti e ben ritrovati a questo nuovo appuntamento del T-CON in pillole. Oggi qui con noi c’è Alessandro Golfarelli. Ciao Alessandro!

ALESSANDRO: Ciao Matteo, ciao a tutti!

MATTEO: Perfetto. Allora, Alessandro è il coordinatore dell’Area ricerca industriale di Romagna Tech e con Alessandro oggi faremo qualche riflessione e qualche considerazione rispetto a un tema sicuramente molto caldo che è quello della trasformazione digitale. Ormai è un tema che stanno un po’ affrontando tutte le aziende, indipendentemente dal business in cui operano e anche indipendentemente dalle dimensioni dell’organizzazione. Visto il tema molto caldo entrerei subito, come si suol dire, “a bomba” sulla nostra chiacchierata. Alessandro, partirei subito con la prima domanda: quando parliamo di trasformazione digitale, dal tuo punto di vista, rispetto a quello che è un po’ anche il tuo osservatorio e la tua esperienza, quali sono gli step imprescindibili che un’organizzazione dovrebbe tenere in considerazione quando si approccia a un progetto di trasformazione digitale?

ALESSANDRO: Hai detto bene, tema molto, molto caldo sicuramente. Chi più, chi meno, credo che oggigiorno la maggior parte delle aziende abbia veramente a che fare o debba avere a che fare con questo tema. Sicuramente uno degli elementi che caratterizza la transizione digitale credo che vada ricercato un pochino nel contesto in cui questa effettivamente sta avvenendo oggi, quindi un’azienda, a mio avviso, per poterla affrontare nella maniera adeguata ha necessità di prendere coscienza dello scenario di riferimento in cui questa transizione oggi sta avvenendo. Uno scenario che è cambiato radicalmente nel corso degli ultimi anni perché fino a poco tempo fa il riconoscere un’azienda come un’azienda di prodotto piuttosto che un’azienda di servizio era immediato, era molto semplice, quindi erano ben distinti. Oggi il prodotto lo troviamo sempre di più integrato nel servizio stesso, quindi oserei quasi dire che tutto viene veicolato sotto forma di servizio ed è un contesto, quello in cui questo avviene, che è fortemente interconnesso, le stesse tecnologie lo hanno reso fortemente interconnesso. È anche dominato da un altro elemento chiave che è la multidisciplinarietà. Oggi quando parliamo di innovazione, e la transizione digitale è una forma di innovazione, noi andiamo a toccare tante discipline e, quindi, servono competenze, servono team, servono partner in grado di governare e di poter affrontare proprio questo percorso. L’altro elemento sono sicuramente le tecnologie. Le tecnologie che oggigiorno ci permettono di, oserei dire, fare oramai qualunque cosa, vanno utilizzate per creare valore all’interno dell’impresa. Forse la prima forma più immediata di innovazione a cui si può pensare pensando all’utilizzo e all’introduzione di queste tecnologie è sicuramente l’innovazione di prodotto o di servizio. Le nuove tecnologie ci permettono di pensare a nuovi prodotti o a nuovi servizi, ma non è l’unica. Oggi si può pensare a innovazione nell’ambito del processo, le produzioni adattative, piuttosto che nel modello di business. Noi vogliamo pagare per quello che utilizziamo, quindi lo stesso prodotto o servizio deve essere valorizzato per le performance, per l’utilizzo che io vado a fare.

MATTEO: Certo!

ALESSANDRO: Ma anche e soprattutto alla base di questo c’è un cambio radicale di mentalità e di approccio, nel senso che credo che l’impresa debba pensare e ripensare i propri prodotti e i propri servizi in un’ottica diversa, cioè non più come prodotto o servizio isolato, ma interconnesso ad altri. È chiaro che, forse l’altro elemento che citerei, è proprio il percorso e la necessità di affrontarlo con un metodo; un metodo che deve essere sufficientemente flessibile per adattarsi a diversi contesti aziendali, a diverse realtà aziendali, ma anche molto rigoroso per certi versi, quasi ingegneristico oserei dire.

MATTEO: Scientifico!

ALESSANDRO: Scientifico, assolutamente. Fatto, quindi, di un insieme di metodi, di strumenti che devono guidare nel vero senso della parola un’azienda nell’introdurre le tecnologie in maniera corretta per generare effettivamente valore. Il punto di partenza di questo percorso necessariamente ha da essere quella che oggi viene chiamata analisi della maturità digitale, cioè è fondamentale, per qualunque consulente, per qualunque impresa, per qualunque partner che vuole veicolare un’impresa verso la trasformazione digitale e farlo in maniera corretta, partire da una fotografia di come le tecnologie digitali e la digitalizzazione è già penetrata all’interno dell’azienda, nell’organizzazione, nei vari reparti e negli strumenti che utilizza.

MATTEO: Chiaro!

ALESSANDRO: Questo diventa il punto di partenza da cui si vanno a definire delle azioni, degli obiettivi che devono essere valutati e soppesati secondo tanti fattori, non solo tecnici perché qui entra in gioco la strategia, la competitività, entrano in gioco aspetti di tipo commerciale. Tutto questo per definire delle priorità di queste azioni e, quindi, una vera e propria roadmap di sviluppo su progetti pilota. Questo è l’altro elemento chiave: oggi non ci sono più dei grandi progetti monolitici (si parte dalle specifiche, si progetta, si realizza, si testa tutto, ops, mi sono sbagliato, torno indietro, ecc.). Oggi sono necessari dei metodi diversi, molto più agili, fatti, come si dice, di sprint in cui io metto a fuoco le caratteristiche principali della nuova idea e della nuova soluzione, la testo immediatamente e mi rendo conto fin da subito se effettivamente mi dà i vantaggi sperati oppure correggo il tiro. Tutto questo ricordiamoci che avviene in un contesto che evolve in maniera rapidissima.

MATTEO: Grazie di questa panoramica. Mi viene da dire che hai tirato fuori così tanti punti di riflessione che ci sarebbe da parlarne per delle giornate intere. Molto, molto interessante il tema a cui facevi riferimento prima del metodo perché, anche se su altri ambiti, è un po’ la modalità e l’approccio con cui ci muoviamo effettivamente anche noi. E proprio parlando di altri ambiti e di multidisciplinarità, come dicevi tu, rispetto a questo scenario, che è uno scenario molto bello, anche molto stimolante e sfidante, però ha anche le sue complessità inevitabilmente, ti chiedo: dal tuo punto di vista in questo tipo di percorso come si innesta una tematica come quella della Cybersecurity in un percorso di trasformazione digitale?

ALESSANDRO: Guarda, io credo che forse per diversi anni sia stato un po’ sottovalutato il tema della sicurezza, e poi non lo devo dire certamente a una realtà che lavora in questo ambito, però credo che oggi, invece, sia diventata un’esigenza imprescindibile quanto quella di intraprendere un percorso di transizione digitale legato alle tecnologie. Noi stessi oggi quando entriamo in un’azienda per affrontare un percorso e accompagnarla in un percorso di transizione digitale ne abbiamo parallelamente uno legato al tema della Cybersecurity, ed è un percorso che è sì parallelo, ma anche fortemente interattivo, a mio avviso, con quello dettato dalle tecnologie perché, ancora una volta, parliamo innanzitutto di un percorso, quindi dualità completa e analogia completa; parliamo di un percorso fatto ancora una volta di metodi e di strumenti che devono guidare l’azienda nell’uso di tecnologie dal punto di vista, però, della sicurezza informatica. E come nell’ambito tecnologico il punto di partenza era la maturità digitale, anche qui ne esiste uno fondamentale che è un assessment dello stato di vulnerabilità dell’impresa.

MATTEO: Chiaro, del rischio.

ALESSANDRO: Esatto, del rischio dell’impresa. Dopodiché, per ogni azione legata alle tecnologie che io introduco in azienda, io ho necessità di lavorare sul fronte della Cybersecurity perché io devo cercare di identificare quelli che possono essere le possibili cause di attacco legate proprio alla tecnologia nuova che sto immettendo in azienda e, quindi, pensare a delle procedure, a dei metodi, a degli strumenti e a delle tecnologie per prevenire, intervenire, ecc. Diventa fondamentale la Cybersecurity perché mi permette di mitigare i potenziali rischi legati alle tecnologie e questo fa sì che la tecnologia possa rappresentare veramente un valore aggiunto e non un problema da questo punto di vista.

MATTEO: Chiaro, chiaro. Assolutamente d’accordo con il tuo punto di vista, soprattutto per quanto riguarda la necessità di affiancare la tematica della Cybersecurity fondamentalmente a qualsiasi azione o nuova implementazione che oggi venga fatta in azienda. Noi ne abbiamo già parlato in un precedente appuntamento di quella che è l’importanza e, purtroppo, ad oggi il non grande peso che viene dato, ad esempio, alla sicurezza in ambito industriale, in ambito di fabbrica. Quello che tu dici, quindi, mi trova assolutamente d’accordo. Sicuramente tutto quello che oggi stiamo leggendo su base quotidiana ci aiuta, o almeno dovrebbe, a sviluppare una consapevolezza maggiore rispetto anche a quelli che sono interlocutori non particolarmente tecnici, però sicuramente pian pianino anche le figure apicali delle organizzazioni, o comunque quelle figure che normalmente non trattano di questi temi, sicuramente stanno sviluppando una loro sensibilità importante.

ALESSANDRO: È un percorso anche questo.

MATTEO: È un percorso, assolutamente. E a proposito di percorso, è stato estremamente interessante quando prima hai fatto riferimento a un cambio di paradigma e di modello quando si va comunque a intraprendere questo percorso di innovazione e di trasformazione digitale perché di questo parliamo, di innovazione. Nell’ambito dell’innovazione facevi giustamente presente come oggi non ci siano più i modelli che venivano applicati tempo fa quando si ragionava sullo sviluppo di un progetto, ma c’era effettivamente un approccio che rendeva non particolarmente né efficaci, né efficienti gli sviluppi di nuovi prodotti, nuovi servizi o magari nuovi processi innovativi anche a livello di organizzazione; facevi proprio riferimento a quelle che sono anche le nuove metodologie, pensiamo all’agile e quant’altro. Ti chiedo, quindi: da un punto di vista proprio di nuovi progetti, di attività di R&D, se dovessi identificare la macrosfida che un’organizzazione oggi dovrebbe in qualche modo prendere di petto e cercare di vincere, qual è?

ALESSANDRO: Eh, bella domanda. Sicuramente dal punto di vista tecnologico ce ne sono tante di sfide. Con tutte le tecnologie che rientrano in quella bolla chiamata “tecnologie smart” c’è di che sbizzarrirsi. Se mi permetti, Matteo, però, partirei forse dal perché occorre innanzittutto affrontare la sfida della transizione digitale.

MATTEO: Assolutamente!

ALESSANDRO: Qui la risposta mi viene abbastanza semplice: è necessario e opportuno perché oggi se si vuole rimanere competitivi sul mercato o si vuole raggiungere un livello nuovo di competitività, da lì si deve passare, è necessario avere a che fare con un percorso di introduzione di tecnologie digitali all’interno dell’azienda, nei prodotti, nei servizi o nei processi. Dico percorso perché non è che si fa dall’oggi al domani, non è 0-100, quindi percorso graduale, fatto con un metodo perché lo abbiamo visto: non è che esiste una tecnologia che mi permette di svoltare, non esiste un’innovazione per tutti, ma esiste una tecnologia adeguata per ciascuna realtà che deve essere opportunamente valutata e integrata all’interno dell’azienda. Servono, quindi, le tecnologie perché sono lo strumento, servono gli approcci, anzi, un approccio nuovo e, come dicevamo, interconnesso, e servono le persone per poterlo mettere a punto, quindi team, partner, competenze multidisciplinari. Per quale sfida? Qual è la più grande? Credo che se ci addentrassimo nel tema tecnologico avremmo da parlare per tanto, però credo che ci sia una base comune a tutti ed è rappresentata dal dato, a mio avviso. Io credo che ogni azienda, se ancora non lo fa, dovrà, o avrà necessità, o vorrà addirittura sfruttare i dati dei propri impianti, dei propri macchinari, veicolati dei propri servizi perché è lì, è nei dati e nella loro elaborazione, nelle correlazioni che si possono estrapolare, che ci sono informazioni chiave in ottica di competitività, di business, commerciale, ecc. per cui credo che la vera sfida sia riuscire effettivamente a sfruttare il contenuto informativo che ogni azienda bene o male ha. Vanno bene tutte le tecnologie, purché mi permettano di raccogliere informazioni dei miei prodotti, dei miei processi ed è chiaro che a fianco alla tecnologia devo tenere ben a mente anche il rischio che mi porto dentro e, quindi, devo riuscire a mitigarlo. Credo che il dato e lo sfruttamento del dato siano la vera grande sfida che le aziende hanno davanti.

MATTEO: Hai fatto una sintesi perfetta, tant’è che è già un pochettino che si comincia a sentire in giro la frase “data is the new oil” (è il nuovo petrolio), ed è assolutamente così, anche perché non solo i dati possono dare a un’organizzazione un vantaggio competitivo, ma veramente oggi rappresentano uno degli asset più importanti per un’organizzazione. Mi trovi totalmente d’accordo. Bene, abbiamo parlato un po’ di scenari, di percorsi, di quelle che possono essere le possibilità che possono essere raccolte all’interno di questo percorso. A questo punto, anche per andare un po’ in chiusura, vorrei chiederti: Romagna Tech che tipo di supporto può dare a un’organizzazione che vuole intraprendere questo tipo di percorso, che vuole intraprendere una progettualità, una tematica di Ricerca e Sviluppo, di sviluppo della propria innovatività? Siete una realtà sicuramente molto, molto conosciuta nel nostro territorio, però mi piacerebbe sentire da te quelli che possono essere un po’ i plus che potete dare a progetti di questo tipo qui.

ALESSANDRO: Direi che siamo il partner giusto! A parte le battute, il gancio mi viene abbastanza immediato facendo riferimento a quel concetto di multidisciplinarità, di partner che ha competenze multidisciplinari che abbiamo detto essere fondamentali nell’affrontare qualsiasi percorso di innovazione, ma a maggior ragione quello legato alla transizione digitale. Ecco, Romagna Tech tipicamente si configura proprio come un partner tecnologico multidisciplinare. Noi siamo nati diversi anni fa come una società di ingegneria dell’innovazione, come ci piace definirci, per supportare le aziende del territorio in questi percorsi di innovazione tecnologica. Lo facciamo proprio con un team volutamente costruito con tante competenze che variano dal mondo dell’informatica a quello dell’elettronica, della meccanica, delle telecomunicazioni, ecc. Abbiamo messo a punto una serie di metodologie, alcune le abbiamo raccontate pochi minuti fa, e cerchiamo ove possibile anche di andare a ricercare degli strumenti di finanziamento per i nostri clienti, per favorire e supportare le azioni da mettere in campo.

MATTEO: Chiaro!

ALESSANDRO: Permettimi di aggiungere un elemento all’essere partner tecnologico, ovvero di cercare di farlo in modo super partes. Che cosa significa questo? Significa che noi tipicamente lavoriamo in tutta quella fase che va dall’ideazione di una soluzione fino alla sua ingegnerizzazione e industrializzazione, ma non facciamo produzione. In un certo senso, quindi, noi non siamo legati a una tecnologia, non dobbiamo vendere un prodotto. Super partes perché? Perché andiamo a veicolare quello che, sulla base delle analisi, delle valutazioni fatte, si ritiene sia la tecnologia più adatta a quel contesto aziendale. Ecco la giustificazione di questo concetto di super partes. Direi, quindi, che è sempre stato vero che avere un partner tecnologico affidabile è importante per affrontare percorsi di innovazione e credo sia oggi ancor più vero in uno scenario che, abbiamo visto, è in rapidissima evoluzione, e dove in questa rapida evoluzione bisogna essere capaci di toccare tante discipline, come abbiamo detto.

MATTEO: Assolutamente. Diciamo quindi che le due parole chiave sono “multidisciplinarità” e “approccio super partes” se vogliamo fare proprio una sintesi e mi sembrano due elementi estremamente interessanti. Bene, io a questo punto, Alessandro, ti ringrazio e ti ringrazio del tuo tempo. Ovviamente, come sempre, lascio in chiusura i nostri riferimenti nel caso in cui chi ci ascolta abbia voglia di approfondire queste tematiche. Noi e Romagna Tech siamo assolutamente a disposizione. Grazie di nuovo a tutti e ci rivediamo al prossimo appuntamento!

ALESSANDRO: Grazie a tutti!

Silvia Bergamaschi in collaborazione con Michela Missiroli e Eleonora Orioli
Silvia Bergamaschi in collaborazione con Michela Missiroli e Eleonora Orioli

Mi chiamo Silvia e in T-Consulting mi occupo di marketing e comunicazione, mi piace trasmettere idee e concetti in modo chiaro e coinvolgente; collaboro alla promozione delle nostre soluzioni per dare supporto a chi lavora tutti i giorni in ambito IT.


TORNA AL BLOG

CONTINUA A LEGGERE